Descrizione
Tra i successori dei poeti, architetti, collezionisti di antiquaria del secondo Settecento che hanno viaggiato in Sicilia, i geologi e i naturalisti travellers dell’inizio dell’Ottocento, fino all’unificazione geografica dell’Italia, sono del tutto trascurati dalla saggistica. Gli storici ne sottovalutano l’impatto culturale sulla coeva scienza meridionale. Niente giustifica la dimenticanza del loro passaggio. Questo libro vuole colmare la lacuna. Il luogo fisico di riferimento scelto per gli scienziati itineranti è l’opposto di un’accademia, una modesta e simbolica locanda di passaggio, un’arula davanti alla quale i naturalisti esercitano un continuo riposizionamento di se stessi nei confronti dell’isola e dell’universo. Di concreto la locanda ha la vista sul mare, la porta che si apre e si chiude in continuo, un album di ricordi e di firme sul bancone, l’immobilità strutturale. La locanda nella piazza a ridosso del porto è la metafora del nostro contenitore-anima, dove i naturalisti-viaggiatori stranieri recitano il ruolo di fantasmi che evocano sensazioni e lasciano ombre del loro pensiero, prima di guadagnare il mare verso nord. Questo luogo sincretico è governato da una locandiera che raccoglie confidenze di viaggiatori in un registro immaginario. La sua figura solitaria, musa silenziosa custode dell’anti-tempio, per un’intera vita confessore segreto di debolezze, racconti e avventure, raccoglitrice di sogni, costituisce il telaio portante del racconto, quasi una favola mascherata da saggio.