Descrizione
Nel vorticoso ritmo della vita odierna, nella quale poco spazio è concesso per fermarsi e osservare ciò che il fato o la fede ha donato a ognuno di noi, Il Collezionista di aurore ci rende partecipi di una riflessione disincantata ma, paradossalmente, passionale, utilizzando uno strumento d’eccezione: la parola letteraria. Una parola esplicitata ora da un visionario clochard, ora da un illuminato rabbi: del barbone è la violenza espressiva, la “volgarità”, la compassione per chi ha “subito” un destino di emarginato e di escluso, nonché una saggezza che sconfina nel disincanto più fragile e ingenuo.