Descrizione
Sul tavolo un po’ di carta straccia, una penna ed un posacenere colmo di sigarette fumate a metà; alle pareti nient’altro che qualche macchia d’insetti spiaccicati; sul pavimento frammenti di bottiglie distrutte; sul protagonista l’inconsistente luce giallognola filtrata dalle gelosie. Fuori della stanza si celebra in famiglia la vigilia di Natale. Le note gravi del Valzer dell’assenza, accompagnando la smorta concelebrazione, generano visioni accolte unicamente dal protagonista, intellettuale che ha già rifiutato sé stesso: un tempo, era uno stimato docente universitario, ma scriveva libri che nessuno leggeva; giaceva su corpi di donne del cui fremito non godeva affatto; decretava la vacuità d’un’arte che amava con passione ardente, perdendosi nelle trame dei suoi romanzi. Affetto dalla sindrome di don Chisciotte, si vedeva fiammiferaio e cantastorie presso le stazioni: ad ogni fiammella accesa per i passanti seguiva una storia in cambio di qualche centesimo. Il VI klavierstucke di Schoenberg è appena udibile entro quelle quattro pareti.