Descrizione
Partendo dal presupposto della inalienabilità del diritto al lavoro, l’autore traccia una lucida analisi del problema prendendo in considerazione tutte le concause politiche, economiche e sociali che contribuiscono a rendere la situazione intollerabile.
I grandi movimenti migratori della storia spesso sono stati caratterizzati dalla necessità degli esuli di affermare attraverso l’occupazione il proprio diritto ad una migliore qualità della vita.
La disperazione causata dal distacco degli italiani ieri, e di asiatici e nordafricani oggi è mitigata dalla speranza di sicurezza e serenità prospettata solo dalla possibilità di lavorare, l’espatrio rimane sempre gravoso.
Anche nei paesi industrializzati, nei paesi ricchi, esiste una forma più o meno accentuata di disoccupazione, e benché non esistano condizioni da causare l’espatrio, anche qui i disoccupati vivono indigenti e nel bisogno.
Principio di base del libro dunque è ciò che rappresenterebbe vera espressione di civiltà, quel diritto al lavoro concesso ad ogni vita che sia realmente difesa dalla legge e che invece non lo è di fronte ai problemi della nostra società.