Descrizione
È possibile oggi una (ri)lettura di Nietzsche che non sia una mera riproposizione di ermeneutiche già abusate’. Forse sì, e forse è quanto tenta in questo pregevole saggio Chiara Tinnirello. La sua esegesi di Apollo e Dioniso come “concetti”, ossia nomi propri che scavalcano la loro stessa simbologia mitica per accasarsi nel calderone delle figure che trascendono il mero simbolismo per “significare” qualcosa, è esplicitamente desunta da Deleuze. La “singolarità preindividuale e impersonale” permette di partire dall’estetica nicciana senza fermarvisi, è la miccia che innesca un intero processo di quello che la Tinnirello definisce “dispositivo figurale” che consente – niente meno – di uniformare concettualmente l’intera opera di Nietzsche, forse la più rapsodica dell’Ottocento. Dioniso, dunque, come Apollo, è una divinità, ma è anche una figura, ma è anche una metafora, ma è anche e soprattutto un concetto. Solo con questa consapevolezza si può veramente comprendere il nesso che lega tutta l’opera di Nietzsche.